“Per affrontare i bassi salari occorre agire con maggiore determinazione sul cuneo fiscale, riducendo la parte contributiva e stabilizzando il sistema Irpef a tre aliquote. L’introduzione del salario minimo non risolverebbe il problema. È meglio concentrarsi sui premi di produzione assegnati in base a produttività, qualità ed efficienza aziendale. In questo modo non solo si aumenta la retribuzione ma si migliora l'ambiente lavorativo e si motivano i dipendenti”.
Giovanni Musso è Ad di Irem, azienda che si occupa di costruzione e manutenzione di impianti nel settore Oil & Gas, sede a Siracusa, 330 milioni di euro di fatturato, 4mila dipendenti. Recentemente si è aggiudicata la realizzazione e la gestione del primo impianto di idrogeno rinnovabile in Sicilia, a Priolo Gargallo. Musso è anche impegnato in Confindustria, presidente delle imprese metalmeccaniche del siracusano.
Domanda. Qual è il bilancio 2023 delle aziende metalmeccaniche?
Risposta. È stato un anno di sacrifici, con una diminuzione della produzione rispetto al 2022, soprattutto per colpa delle crescenti tensioni internazionali e dell'aumento dei costi delle materie prime, dell'energia e del denaro. Invece per quanto riguarda l’anno appena incominciato, nonostante la riduzione dell'inflazione l'economia rimane vulnerabile e gli scambi internazionali continueranno a soffrire nonostante un incremento degli investimenti in Italia ed Europa sostenuti dai Pnrr e dalle risorse di Next Generation. La filiera metalmeccanica potrà comunque beneficiare di questi investimenti, facilitati in Italia dalla revisione del Pnrr.
Che cosa la preoccupa di più?
Il rischio geopolitico. I conflitti in corso in Medio Oriente, Asia ed Europa dell'Est potrebbero intensificarsi ulteriormente, portando a una più ampia destabilizzazione con un impatto significativo sulle aziende e quindi sull’economia.
La manovra finanziaria varata dal governo va nella giusta direzione?
È stata prudente e ciò ha avuto il suo positivo effetto sui mercati finanziari. Ma ora la sfida del governo sarà implementare gli investimenti in linea con il Pnrr, rafforzando la fiducia degli investitori che acquistano il nostro debito e consolidando la posizione dell'Italia sui mercati finanziari.
Quindi il Pnrr sarà decisivo.
Il Pnrr rappresenta l’ancora di salvezza dell’economia italiana, motore di crescita e modernizzazione del Paese. Quindi è importante realizzarlo, e bene. Metterei però l’accento su un suo capitolo che invece a volte vedo trascurato, il RepowerEU, che ha come obiettivo la modernizzazione e l’adeguamento del Paese ai nuovi standard europei in materia di energia e ambiente, introduce importanti misure come il riordino per rendere più semplici ed efficaci gli incentivi alle imprese, un nuovo approccio alle politiche di sviluppo e coesione con riscontro preciso dei risultati, la creazione di un nuovo testo unico per le procedure relative alle energie rinnovabili. Quindi non solo investimenti ma anche riforme: due facce della stessa medaglia.
Il Pnrr servirà anche ad accompagnare la transizione energetica.
Sì e si tratta di una trasformazione radicale di come generare energia e non di una semplice sostituzione di fonti energetiche. È importante tenere presente che per raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione e transizione energetica si devono attuare interventi che vanno oltre la produzione di energia rinnovabile, ovvero l’adeguamento delle infrastrutture di rete, l’efficientamento energetico sfruttando la digitalizzazione, la mobilità sostenibile e lo sviluppo di economie circolari. Si tratta di una sfida enorme di cui l’Italia dev’essere consapevole e attrezzarsi. È sbagliato ritenere che tutto si risolva sviluppando le rinnovabili. Bisogna farlo ma non basta, c’è una complessità di cui mi pare spesso non ci sia consapevolezza.
L’energia del futuro sarà l’idrogeno?
L’Europa ha già previsto un aumento della generazione di idrogeno verde di un milione di tonnellate all'anno e prevede di installare almeno 40 GW di eletrolizzatori entro il 2030. L'idrogeno sarà certamente utilizzato nel settore dei trasporti, tuttavia l'obiettivo principale è utilizzarlo nelle produzioni hard to abate, ovvero nei settori le cui emissioni sono più difficili da ridurre, come ad esempio le acciaierie. Ma è sbagliato ritenere che il futuro sarà esclusivamente appannaggio dall'idrogeno, la decarbonizzazione richiederà un mix energetico: idrogeno ma anche eolico, solare, geotermico, nucleare di ultima generazione, lotta agli sprechi ed efficientamento energetico
Lei opera al Sud. È difficile fare impresa nel Meridione?
Vi sono criticità strutturali dell’economia meridionale. Provocate in particolare dalla mancanza di infrastrutture, dalla insufficiente qualità dei servizi pubblici erogati sia dagli enti locali sia dallo Stato, da una burocrazia lenta e farraginosa. Malgrado ciò nel 2023 le imprese meridionali si sono rivelate resilienti mostrando una propensione agli investimenti superiore a quella registrata nel 2022 di 4 punti. Il governo nella manovra di fine anno ha stanziato 1,8 miliardi per la Zes (Zona economica speciale) unica del Sud, tale misura può rappresentare una grossa opportunità di sviluppo ma solamente se saranno realizzate le infrastrutture necessarie per rendere accessibili le aree dove si dovranno realizzare gli investimenti e attuate procedure veloci per l’ottenimento delle autorizzazioni. Altrimenti la Zes rimarrà un bel progetto solo sulla carta. Poi bisogna formare le competenze in grado di portare a compimento le iniziative.
È troppo ampia la forbice tra domanda e offerta di lavoro?
Anche al Sud il 50% dei posti delle aziende è vacante perché non si trovano sul mercato le figure richieste. In passato i limiti per la crescita erano la capacità di ottenere credito e la forza commerciale, oggi è la mancanza delle competenze. Per superare questo gap occorre da un lato puntare ad una formazione continua sia per i giovani in cerca di lavoro sia per gli adulti che necessitano di aggiornare le proprie competenze affinché siano in linea con le esigenze delle aziende. Molte aziende stanno creando Accademy insieme alle agenzie per il lavoro per riqualificare il proprio personale con progetti formativi permanenti. Inoltre particolare attenzione meritano gli Its, istituti tecnici superiori che abbinano a lezioni in aula molte ore di tirocinio nelle aziende in modo da poter verificare immediatamente le competenze apprese durante la lezione. Le risorse umane sono decisive.
Fonte: ItaliaOggi